Secondo la recente ricerca dell’Ipsos la priorità assoluta degli italiani è la salute, che acquisisce sempre più rilevanza negli anni (dal 52% del 2021 al 69% del 2023), seguita dal lavoro. Rispetto al 2022, i costi dell’energia iniziano a perdere rilievo nella scala delle priorità. Gli italiani ritengono che il Servizio Sanitario Nazionale abbia un’importanza centrale; acquisiscono sempre più rilevanza il Pronto Soccorso e i servizi di emergenza nonché l’assistenza ospedaliera. Aumenta di rilevanza anche la medicina generale. Dal 2021 viene confermato un calo preoccupante nella scala delle priorità per la prevenzione. Aumenta la quota di italiani che ritiene che l’art 32 della Costituzione (La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge) non venga pienamente rispettato (da 70% a 73%). Le principali criticità che gli italiani riscontrano nell’ambito del sistema sanitario sono i tempi di attesa per accedere agli esami diagnostici necessari, per ricevere una prima visita e la carenza di personale medico e sanitario Screening prioritari. Non ci sono particolari variazioni per quanto riguarda gli screening ritenuti prioritari dagli italiani: l’area dell’oncologia rimane la più urgente. Aumenta la quota di italiani consapevoli (33% a 38%) che la spesa italiana in sanità pubblica è inferiore alla media europea. Per il 70%essa è tuttavia una priorità strategica per il paese. Sempre positiva, ma in calo, la valutazione del Sistema Sanitario Italiano nel complesso (da 65% a 58%), sia del Sistema Sanitario per regione (62% a 58%). Sebbene non vi sia unanimità prevalgono le opinioni di coloro che invocano un maggior ruolo delle regioni (42%) al fine di migliorare l’efficienza dell’assistenza sanitaria.
Circa metà della popolazione è pienamente convinta del fatto che i pazienti debbano essere attivamente coinvolti nei processi decisionali di cura, ma solo il 17% sostiene fermamente che venga data la giusta attenzione ai bisogni specifici del paziente nel percorso diagnostico-assistenziale. Il 67% degli italiani ritiene che le Associazioni di Pazienti siano generalmente presenti a favore dei pazienti. Il 53% di essi crede che potrebbero fare di più, in particolare lavorare con i medici affinché le esigenze dei pazienti siano prese in considerazione nel loro piano di cura. Ben il 32% lamenta invece una totale assenza.
Diminuisce considerevolmente la quota di italiani che ritiene utili la trasformazione digitale e l’intelligenza artificiale nel campo sanitario (da 79 a 68%). Si tratta tuttavia di una quota maggioritaria. I motivi per cui la trasformazione digitale è ritenuta utile fanno riferimento soprattutto all’automatizzazione dei compiti, all’uso di algoritmi che rende le diagnosi più accurate e alla prevenzione delle malattie attraverso un’analisi dei dati che permetterebbe di identificare i fattori di rischio per la salute. Chi ritiene invece inutile la trasformazione digitale è preoccupato soprattutto dell’assenza di contatto umano Diminuisce anche la quota di coloro che si dichiarano del tutto favorevoli ad un ampiamento dell’uso della telemedicina (da 78% a 71%)
Atteggiamento complessivamente positivo verso il digitale (60%), anche se ancora marginale la quota di quelli completamente convinti (15%) e in calo rispetto agli anni precedenti. Si affaccia tuttavia un sentimento sempre più forte di diffidenza nei confronti delle nuove tecnologie.
Anche se in leggera flessione rimane alto il riconoscimento dello sforzo riconosciuto messo in campo dalle aziende farmaceutiche nella lotta al Covid-19. Buono il credito di fiducia dell’industria farmaceutica con circa un italiano su quattro che continua ad assegnare voti di eccellenza e la maggioranza positivamente disposta nei suoi confronti.
Ben il 73% della popolazione ritiene che lo Stato debba investire di più nell’assistenza farmaceutica pubblica, ed il 68% ritiene che il settore farmaceutico possa rappresentare uno stimolo per la ripresa dell’economia italiana.
Quasi 8 Italiani su 10 sono convinti che i vaccini salvino le vite, credono nella scienza e sostengono che essi siano importanti per proteggere anche chi non può vaccinarsi. Sono tuttavia dati progressivamente in calo rispetto al 2021, anno clou dell’emergenza sanitaria. Secondo gli italiani, il sistema sanitario nazionale per migliorare le coperture vaccinali dovrebbe coinvolgere maggiormente i medici di famiglia e i pediatri e saper adoperare strategicamente la comunicazione. Nettamente in maggioranza la quota di italiani favorevole a un maggior coinvolgimento delle farmacie nelle vaccinazioni (78%). I motivi a favore di tale coinvolgimento fanno riferimento a una maggiore accessibilità delle farmacierispetto agli ospedali o ai centri medici; a una riduzione del carico di lavoro sugli ospedali e agli orari più flessibili ed estesi delle farmacie.
Per gli italiani la principale fonte di informazione sui temi che riguardano la salute è il proprio medico di famiglia (28%) seguito da tv(26%) e internet(17%). Il medico di famiglia ancora una volta la fonte ritenuta più attendibile (50%). Seguono le associazioni di pazienti che stanno acquisendo sempre maggiore rilevanza come fonte attendibile (da 24% a 28%) e internet, il quale, negli anni, perde progressivamente di autorità (20% contro 28% del 2021). In calo la quota di italiani che dichiara di essersi imbattuta in fake news riguardanti la sanità ma riguarda ancora il 65% di essi. Queste notizie false, a quanto riportato dai cittadini, sono circolate soprattutto nei social media e in tv e riguardavano in gran parte il Covid-19 e i vaccini.