La lombalgia rappresenta una condizione che determina dolore e sofferenza in tutto il mondo. Il suo impatto diretto e indiretto, in aggiunta ai costi per il sistema sanitario, è particolarmente elevato perché incide sulla partecipazione alle attività familiari, sociali e lavorative, che possono ricadere anche sulla salute mentale della persona.
Con questa visione “il medico di medicina generale è al centro perché in grado di attivare correttamente la rete degli specialisti e dell’assistenza territoriale”. Lo ha detto il presidente di Nusa Servizi, Massimo Magi, nel corso del convegno “La comunità di pratica come esperienza di successo di integrazione ospedale-territorio nella gestione del paziente con lombalgia in regione Sicilia”, che si è svolto il 10 febbraio scorso nella sede dell’ordine dei medici di Palermo, a Villa Magnisi.
Per la cura della lombalgia servono linee guida omogenee, ha detto il segretario di Fimmg Sicilia Luigi Galvano: “Ne soffre circa il 30% della popolazione e l’80% ha avuto almeno qualche episodio nella vita, tanto da rappresentare una delle cause più frequenti di accesso diretto allo studio del medico di famiglia con una prevalenza del 29%, seconda solo all’ipertensione arteriosa”. “Si tratta di una patologia multifattoriale – ha aggiunto Galvano – per cui bisogna affrontarla in maniera completa. Per questo abbiamo attivato dei percorsi di formazione. L’obiettivo era arrivare a linee di guida uniformi in modo da parlare un linguaggio comune e lavorare sempre più a rete”.
Una buona sanità ha ricadute positive sullo stato di salute del paziente quanto sui costi: “Si evitano esami e farmaci inutili, ma anche i costi indiretti, come le giornate di lavoro perse” ha sottolineato Giovanni Merlino, presidente dell’Albo medici dell’Ordine di Palermo. In Sicilia, per lombalgia o problemi correlati, nel 2023 sono stati rilasciati circa 200.000 certificati di malattia, di cui 50.000 solo nella provincia di Palermo. Considerata una prognosi minima di 3-5 giorni per ogni certificato, si comprende facilmente l’impatto enorme”.
Da queste considerazioni è nato un modello di cura messo in campo da Nusa Servizi e Fimmg, che ha coinvolto professionisti siciliani, veneti e marchigiani in un percorso formativo di quasi due anni per implementare competenze, appropriatezza e livelli di efficacia prescrittiva.
“Il modello assistenziale utilizzato – ha spiegato Magi – è conosciuto come ‘Comunità di Pratiche’, che ha permesso, attraverso un confronto strutturato tra competenze ed esperienze dei partecipanti, di rafforzare la rete assistenziale tra medicina generale e medicina specialistica e di rendere il percorso di cura più aderente ai bisogni del paziente”.
Le linee guida di tale modello possono rappresentare la base per l’istituzione in Sicilia di un Pdta (Percorso diagnostico terapeutico assistenziale) “capace di approcciare il paziente in un sistema assistenziale capace di sviluppare una funzione di accompagnamento al mantenimento del suo benessere” ha concluso Francesco Salamone, vicesegretario provinciale di Fimmg Palermo.