di Alessio Vitanza
Nel biennio 2022-2023, il 18% degli ultra 65enni ha dichiarato di aver rinunciato, nei 12 mesi precedenti all’intervista, ad almeno una visita medica o a un esame diagnostico di cui avrebbe avuto bisogno. E’ uno dati che emerge dalla sorveglianza Passi d’argento dell’Istituto superiore di sanità, appena pubblicata.
Fra le ragioni principali della rinuncia figurano le lunghe liste di attesa (nel 55% delle rinunce), le difficoltà logistiche nel raggiungere le strutture sanitarie o la scomodità degli orari (13%) e i costi troppo elevati delle prestazioni (10%)”.
“Dal 2023 – ricorda l’Iss – Passi d’argento ha iniziato a monitorare anche il ricorso all’out of pocket, chiedendo a chi aveva riferito di essersi sottoposto a tutte le visite o gli esami di cui aveva avuto bisogno se avesse fatto ricorso esclusivamente al servizio pubblico o anche a servizi a pagamento. Ebbene, oltre la metà degli intervistati che non ha rinunciato a ciò di cui aveva bisogno ha fatto ricorso a prestazioni a pagamento (il 10% ricorrendo esclusivamente a strutture private il 49% ricorrendovi alcune volte); solo il 41% ha utilizzato esclusivamente il servizio pubblico.
I dati emersi dallo studio pongono l’accento su una questione annosa cui occorre ovviare attraverso una imprescindibile ristrutturazione del sistema sanitario che preveda la promozione di nuovi modelli organizzativi di assistenza domiciliare. È il caso della telemedicina, protagonista della suddetta istrutturazione, che si pone l’obiettivo di monitorare il paziente a distanza attraverso l’impiego di tecnologie avanzate capaci di abbattere qualsivoglia barriera spaziale e temporale, ridurre gli accessi presso le strutture pubbliche, gli spostamenti di pazienti fragili e/o impossibilitati negli spostamenti, garantire equità nell’accesso ai servizi socio-sanitari e supportare i servizi mobili d’urgenza.
È quanto previsto dalla Missione 6 del PNRR nel cui ambito la telemedicina assume un ruolo primario attraverso specifiche aree di intervento.